I miracoli di Gesù

(111)

La moltiplicazione dei covoni di grano di Giuseppe d'Arimatea (408.3 - 408.4)

E Giuseppe, avuti davanti questi infelici, si dà a scorrere le file, a chiamare uno per uno, domandando quanti sono in famiglia, da quanto tempo vedove, o da quanto malati, e così via... e prende appunto. E per ogni caso ordina ai servi contadini: " Dài dieci." "Dài trenta."
"Dài sessanta" dice dopo aver ascoltato un vegliardo semicieco che gli viene davanti con diciassette nipoti, tutti sotto i dodici anni, figli di due suoi figli, morti nella mietitura dell'anno prima, l'altra di parto..."e" dice il vecchio "lo sposo si è consolato e ad altre nozze è andato dopo un anno, rimandandomi i cinque figli dicendo che ci avrebbe pensato. Mai un denaro, invece!... Ora mi è morta anche la donna e sono solo... con questi..."
"Dài sessanta al vecchio padre. E tu, padre, resta, chè dopo ti darò vesti per i piccoli."
Il servo fa notare che se si va a sessanta covoni per volta non basterà il grano per tutti...
"E dove è la tua fede? Per me accumulo forse i covoni e li spartisco? No. Per i figli più cari al Signore. Il Signore stesso provvederà a che basti per tutti" risponde Giuseppe al servo.
"Sì, padrone. Ma il numero è numero..."
"Ma la fede è fede. Ed io, per mostrarti che la fede può tutto, ordino che sia raddoppiata la misura già data ai primi. Chi ebbe dieci abbia altri dieci e chi venti altri venti, e centoventi siano dati al vecchio. Fa'! Fate!"
I servi si stringono nelle spalle ed eseguiscono.
E la distribuzione continua fra lo stupore gioioso dei beneficati che si vedono dare una misura al di sopra di tutte le loro più folli speranze.
E Giuseppe ne sorride, carezzando i piccoli che si affannano ad aiutare le mamme, o aiuta gli storpi che fanno il loro piccolo mucchio, aiuta i vecchi troppo cadenti per farlo,o le donne troppo macilente, e fa mettere da un lato due malati per beneficarli con altri aiuti, come ha fatto col vecchio dai diciassette nipoti.
I cumuli, alti più della casa, sono ora molto bassi, quasi a terra. Ma tutti hanno avuto il loro, e in misura abbondante. Giuseppe domanda: "Quanti covoni restano ancora?"
"Cento dodici, padrone" dicono i servi dopo aver contato i residui.
"Bene. Ne prenderete..." Giuseppe scorre la lista dei nomi che ha segnato, e poi dice: "Ne prenderete cinquanta. Li riporrete per semente, perchè è seme santo. E il resto sia dato uno per uno, ad ogni capo di famiglia qui presente. Sono esattamente sessantadue capi."
I servi ubbidiscono. Portano sotto un portico i cinquanta covoni e danno il resto. Ora le aie non hanno più i grossi mucchi d'oro. Ma per terra sono sessantadue mucchietti di diversa misura, e i loro proprietari si affannano a legarli e a caricarli su primordiali carriole, oppure su stenti asinelli che sono andati a slegare da una staccionata sul dietro della casa.
Il vecchio Abramo, che ha confabulato coi principali fra i servi contadini, si avvicina con questi al padrone che li interroga: "Ebbene? Avete visto? Ce ne è stato per tutti! E con avanzo!"
"Ma padrone! Qui c'è un mistero! I nostri campi non possono aver dato il numero di covoni che tu hai distribuito. Io sono nato qui e ho settantotto anni. Sego da sessantasei anni. E so. Mio figlio aveva ragione. Senza un mistero non avremmo potuto dare tanti!..."
"Ma è realtà che abbiamo dato, Abramo. Tu eri al mio fianco. I covoni sono stati dati dai servi. Non c'è sortilegio. Non è irrealtà. I covoni si possono ancora contare. Sono ancora là, sebbene divisi in tante parti."
"Sì, padrone. Ma... Non è possibile che i campi ne abbiano dati tanti!"
"E la fede, figli miei? E la fede? Dove mettete la fede? Poteva smentire il Signore il suo servo che prometteva in suo Nome e per santo fine?"
"Allora tu hai fatto miracolo?!" dicono i servi, pronti già all'osanna.
"Non sono uomo da miracoli io. Sono un povero uomo. Il Signore lo ha fatto. Mi ha letto nel cuore e vi ha visto due desideri: il primo era quello di portarvi alla mia stessa fede. Il secondo era quello di dare tanto, tanto a questi miei fratelli infelici. Dio ha annuito ai miei desideri... ed ha fatto. Che Egli ne sia benedetto!" dice Giuseppe con un inchino riverente come fosse davanti ad un altare.
"E il suo servo con Lui" dice Gesù che è rimasto fino ad allora celato dietro lo spigolo di una casetta cinta da una siepe, non so se forno o frantoio, e che adesso appare apertamente sull'aia dove è Giuseppe.